OASI 2026


 

 2025 - 2026

  

 (6 - 13 ottobre 2025) 


 

Verso gli anni ‘60

Epigoni del secondo dopoguerra, dopo la più traumatica e desolante esperienza politico-sociale del XX secolo, sull’arcobaleno dei mitici anni ’50 vola - come dopo il diluvio biblico - la colomba bianca della pace e della ritrovata speranza. Angeli custodi del nuovo sogno le potenze che avevano consentito il risveglio dagli incubi, gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica. Sono gli anni del germoglio dell’idea di una nuova polis e dell’arte (il primo abbozzo della Comunità Europea, la corsa allo spazio, il disegno conciliare di una chiesa rinnovata, il cinema e la musica transnazionali).

Nel decennio 1950-1959 è reinventata l’Italia. Divenuta stato repubblicano con il referendum del ’46, e sostenuta dai forti aiuti americani (piano Marshall), intraprende la difficile opera della grande ricostruzione sociale, economica, politica, culturale.

Idealmente, uno dei segni più evidenti della trasformazione culturale in atto può ritrovarsi al Casinò di Sanremo, quando nell’edizione dell’ottavo festival della canzone, un giovane cantante pugliese, Mimmo Modugno, rompe gli argini del melodismo ancora imperante nella tradizione della musica leggera italica e spicca il volo verso “il blu dipinto di blu” dei dipinti di Chagall.


Nel marzo del ’59, alla fiera del giocattolo di New York, per tre dollari viene venduta la prima bambola Barbie e, in ottobre la sonda sovietica Luna-3, lanciata da un cosmodromo del Kazakistan, sorvola la faccia nascosta della luna e scatta le prime foto della superficie lunare finora sconosciuta.

Alle soglie degli anni ’60 l’Italia vive la sua rinascita economica con l’esodo massiccio dei lavoratori dai campi alle officine, lo sviluppo della tecnologia, la ricostruzione dell’ambiente dopo le devastazioni belliche, la diffusione dell’interesse artistico e culturale, il miglioramento delle condizioni di vita e il benessere sociale.

Gli inizi del decennio

Mentre l’ONU sancisce il principio di autodeterminazione dei popoli (1960) e diversi stati africani proclamano la loro indipendenza, il neo-presidente John Kennedy e Nikita Kruscev muovono i primi passi del disgelo USA-URSS (1961), ma a Berlino - città spaccata in due tra Sovietici e Occidentali – viene eretto un muro (sorvegliato a vista per 28 anni) per impedire il passaggio e le comunicazioni tra i cittadini delle due repubbliche tedesche costituite dopo la guerra.

Nell’ottobre del ’62 il dislocamento di testate nucleare russe a Cuba e la vigorosa reazione degli USA, riportano il mondo sull’orlo di un conflitto dagli esiti imprevedibili. L’avvedutezza dei leaders politici dell’epoca e gli sforzi delle diplomazie evitano la catastrofe. Intanto a Roma si apre il Concilio Vaticano II: la sera dell’11 ottobre, papa Giovanni XIII saluta la folla presente in piazza san Pietro con il famoso ‘discorso della luna’, che suscita simpatia e in tutto il mondo.

Sulla politica italiana spirano intanto forti venti di destra, in contrasto aperto con le timide tendenze democristiane verso forme di collaborazione con le sinistre socialiste. La CIA americana - angelo tutelare del Patto Atlantico - favorisce esperienze di governo autoritario, mentre la massoneria battezza la Loggia P2 e si consolidano le attività degli aggregati criminali di mafia, camorra e ‘ndrangheta.

La dolce vita

L’avvento del un nuovo benessere delle classi sociali che più avevano sofferto il travaglio degli anni di guerra, induce il sogno tutto italiano della ‘dolce vita’. Immagini caleidoscopiche e fantasiose nella XVII Olimpiade a Roma, nel maestro Manzi protomaestro televisivo, nella frenesia del rock d’importazione americana che si frantuma nelle ‘mille bolle blu’ di Mina del Sanremo ’61. Un affresco distopico della dolce vita, ricco di artistiche suggestioni e di inquietanti presentimenti, nell’omonimo film di Federico Fellini, dove la notte - divenuta “troppo piccola” - invade il giorno e brucia il desiderio nelle illusioni oniriche della magica lanterna cinematografica.

Il Parlamento vara il primo governo repubblicano di centro-sinistra e, nel dicembre del ’62, istituisce la scuola media unica, portando a otto anni l’istruzione obbligatoria dei giovani italiani.

Nel panorama musicale europeo esplode il fenomeno Beatles, il rock di Adriano Celentano, il ‘Rugantino’ (filiazione del vecchio melodramma) che apre la strada al musical all’italiana, mentre sugli schermi prendono forma i miti femminili di Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Audrey Hepburn, Sofia Loren, Liz Taylor.

In campo artistico, notevoli sono le sperimentazioni (in particolare quelle di Andy Wharol) nell’ambito della pop-art americana e dello spazialismo ultra-pittorico di Lucio Fontana; la pubblicità - anima del commercio - percorre le vie della ‘persuasione occulta’ per indurre agli acquisti e alla soddisfazione del consumo; nel settore tecnico-scientifico l’indagine sul macro e sul micro cosmo portano il primo uomo (il russo Juri Gagarin) nello spazio, e il Nobel a James Watson e Francis Crick per la scoperta della struttura del DNA (la sede molecolare delle informazioni genetiche dei viventi).

22 novembre 1963, uno sparo rompe l’incanto della dolce vita e della pace ritrovata: il 35° presidente degli USA, John F. Kennedy è assassinato a Dallas.

Un mondo che cambia

Può il battito d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado nel Texas”? Per dare una risposta a questa domanda apparentemente paradossale, George Cowen ed Edward Lorenz propongono, nel ’63, la teoria del caos, sulla base dell’approccio scientifico indeterministico. La fisica classica non è in grado di spiegare i fenomeni atomici e subatomici scoperti nel secolo scorso: la nuova fisica quantistica, superati i tradizionali confini spaziotemporali, esplorando la dinamica nella variazione delle grandezze fisiche consente una più soddisfacente interpretazione di vari dati sperimentali connessi con tali fenomeni. Il mondo ha preso a gran velocità la rincorsa verso il futuro!

Sempre nel ’63 Al chimico Giulio Natta è assegnato il premio Nobel per l’invenzione del polipropilene (moplen), una sostanza plastica resistentissima destinata ad assumere un ruolo di primo piano nel boom economico della seconda metà del secolo, avendo permesso a tutti di avere oggetti di uso quotidiano di grande praticità e a costo decisamente basso. La semplificazione di utilizzo degli oggetti in plastica favorisce specialmente le donne di casa e i loro sogni di emancipazione. “La mistica della femminilità” è un saggio di Betty Friedan in cui l’autrice sostiene che finalmente “Oggi possiamo iniziare a intravedere le nuove possibilità umane generate dal fatto che le donne e gli uomini sono finalmente liberi di essere sé stessi, di conoscersi per quello che sono realmente e di definire insieme nuovi parametri di successo, fallimento, felicità, trionfo, potere e bene comune”.

Cambia la musica popolare. Alla canzonetta intimistica e languorosa tutta ‘cuore-amore’ del mezzo secolo precedente subentra la ‘canzone di cantautore’, pensosa, realistica, riflesso spietato del tempo e della vita presenti. Scuole di cantautori sorgono a Genova, a Milano, a Roma.

Il cinema, considerato ‘decima arte’ si trasforma in contenitore di arti e fabbrica di spettacoli di grande impatto culturale. Tra i padri indiscussi del cinema degli anni ’60 Ingmar Bergman, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Stanley Kubrick, Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini,  Luis Buñuel, Alfred Hitchcock.  

 

Tra il ’64 e il ‘65

Come attraverso i buchi neri delle plastiche rosse di Alberto Burri, emergono gli eventi e i fatti che caratterizzano le ombrose atmosfere della metà del decennio.

Nel ’64 una inattesa congiuntura economica nazionale sembra mettere a dura prova la fiducia nella stabilità del benessere consolidato negli anni precedenti.

Gli Stati Uniti sono impegnati in una guerra dispendiosa e impopolare in Viet-Nam, un’impresa che appare inutile e senza sbocchi.

Herbert Marcuse, nel suo saggio “L’uomo a una dimensione” descrive la moderna società industriale come nemica del pensiero critico e della capacità di concepire alternative all'ordine esistente. L’ ‘uomo a una dimensione’ che vi abita diventa conformista e accetta passivamente lo status quo, ingannato da una libertà illusoria basata sul consumo e sulla tolleranza repressiva.

Per iniziativa della Lega Araba nasce l’O.L.P. (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) che rivendica l’indipendenza palestinese dall’occupazione israeliana.

L’assetto politico italiano sembra minacciato da oscure manovre interne allo Stato, un piano di emergenza speciale a tutela dell'ordine pubblico (il “Piano Solo”) organizzato dal comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo, con il consenso del presidente della Repubblica Antonio Segni. – Le dimissioni di Segni (per motivi di salute) portano al Quirinale Giuseppe Saragat, primo presidente non democristiano. – Aldo Moro forma il suo secondo governo di centro-sinistra, al quale partecipano anche i socialisti di Pietro Nenni.

L’assemblea conciliare del Vaticano II emana la costituzione apostolica “Lumen Gentium” che riafferma la natura della Chiesa e la sua missione universale nel mondo. Chiesa che è in Cristo  segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano.

E mentre a Sanremo la giovanissima Gigliola Cinquetti conquista la prima posizione del festival con la canzone “Non ho l’età”, a Roma impazzano i cantanti da discoteca nel ‘Piper’, i Beatles spopolano con ‘Help’ e ‘Yesterday’, e si affaccia sulla scena musicale il gruppo inglese dei Pink Floyd. E a Londra, la rivoluzionaria stilista Mary Quant lanciato sul mercato la minigonna, destinata a un successo planetario tra le ragazze di ogni latitudine.

La tecnologia avanzata di una industria di eccellenza italiana, la Olivetti, produce la prima calcolatrice programmabile (la P 101), antesignana dei personal computers degli anni seguenti.

1965: sugli schermi appare un film Pierpaolo Pasolini, “Uccellacci e uccellini”, metafora della crisi della sinistra e del rapporto tra intellettuale e popolo nell'Italia degli anni '60 e spietata denuncia dello strapotere della borghesia emergente a fronte delle precarie condizioni del sottoproletario che sopravvive ai margini delle periferie urbane.  

In Oriente, nella nuova Repubblica Popolare Cinese, Mao Tse Tung dà il via alla grande ‘rivoluzione culturale’ che costerà alla Cina oltre 40 milioni di morti.

A dicembre - dopo la pubblicazione del documento del tutto innovativo “Nostra aetate” con cui si apre la strada di un più ampio dialogo con i seguaci delle altre religioni (in particolare l’Ebraismo e l’Islamismo) - il Concilio si scioglie nella speranza di un vero rinnovamento e di una nuova primavera della Chiesa.

 

La ‘svolta’

Il ’66 è l’anno che segna la svolta culturale e sociopolitica maturata nel ventennio del dopoguerra.

Mentre in Italia Sanremo proclama regina una canzone d’amore di Modugno (“Dio, come ti amo!”), ma il successo popolare è conquistato dalla più attuale “Il ragazzo della via Gluck” di Celentano, scartata al festival, sugli orizzonti planetari del secondo Novecento percorrono, ben visibili, i segni di nuove rivoluzioni e - in un insieme di distopie frammentarie - il bisogno di una pace consistente non soltanto nel silenzio delle armi, ma nell’incontro e nell’amore senza confini.

La sessualità diventa allora il fil-rouge della protesta giovanile non violenta, e dall’America si diffonde il best-seller di William Masters e Virginia Johnson che sdogana ‘Sesso e Amore’ dalle tabuate gabbie dei secoli precedenti. In contemporanea Konrad Lorenz con ‘Il cosiddetto male’ ripercorre criticamente la storia dell’aggressività degli animali, e Milena Milani accende un faro narrativo sulle esperienze sessuali di una adolescente, ‘La ragazza di nome Giulio’. 

Al liceo Parini di Milano, alcuni studenti danno vita a un giornale scolastico autogestito (‘La Zanzara’), destinato a diventare, per le sue inchieste, un documento vivo sul tema del comportamento sessuale dei giovani in un mondo nei fermenti del cambiamento. Giovani idealisti, irrequieti, trasgressivi, diversi dai loro padri, ma non colpevoli per la loro diversità. “Ma che colpa abbiamo noi – se non siamo come voi? …” canta Shapiro del gruppo inglese dei Rokes.

La Chiesa Cattolica annuncia intanto l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti, istituito in epoca post-tridentina a salvaguardia della diffusione di testi contrari alla fede e alla morale.

Le nubi che si addensano nei cieli di fine anno scatenano violenti nubifragi nel territorio fiorentino: l’Arno si gonfia e rompe gli argini, il centro di Firenze si allaga e il disastro piega la città e l’Italia.

In un’atmosfera chiaroscurale, densa di eventi enigmatici ancora oggi di non facile interpretazione, la cronaca del ’67.

A febbraio le rivelazioni sul progetto di un fallito colpo di stato in Italia (il ‘Piano Solo’) architettato qualche anno prima dal generale Giovanni De Lorenzo con il probabile appoggio dei Servizi Segreti e forse dello stesso presidente della Repubblica Antonio Segni. - In marzo papa Paolo VI, raccogliendo l’invocazione degli ultimi della terra, e secondo le indicazioni del recente Concilio, nell’enciclica ‘Populorum Progressio’ denuncia gli squilibri dell’economia che privilegia l’accumulo cieco della ricchezza a scapito dei poveri e sostiene che lo sviluppo autentico di un popolo “dev'essere integrale, cioè volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo”. – Ad aprile, in Grecia, un colpo di stato militare rovescia il governo ed instaura la dittatura dei Colonnelli. – A giugno lo stato di Israele apre un conflitto contro Egitto, Siria e Giordania. L’aviazione egiziana viene sgominata e l‘esito della guerra (di appena sei giorni), è disastroso per la coalizione araba, mentre Israele conquista la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, il Sinai e le Alture del Golan, assumendo anche il controllo di territori abitati da arabi palestinesi. – In autunno, nelle università italiane, fermentano le proteste studentesche con aperte contestazioni ai docenti e occupazioni delle facoltà.

La canzone popolare italiana perde gli stilemi melodici, ritmici, poetici che l’hanno caratterizzata negli anni precedenti, e si fanno strada giovani cantautori, precursori di una poetica nuova dal realismo pensoso, attento alla profondità dei sentimenti umani e alla drammaticità del vivere sociale: sono le ‘canzoni eretiche’ della scuola genovese che ispireranno le venature musicali di diversi artisti della penisola.

Il ‘68

Il ’68, l’anno che diede ‘forma’ a una generazione, l’anno delle rivoluzioni 

 

·        la rivoluzione hippy dei figli dei fiori,

·        la contestazione globale della guerra del Vietnam,

·       gli scontri tra polizia e studenti a Valle Giulia (Roma), facoltà di architettura

·        la repressione sovietica della ‘primavera di Praga’

·        l’esplosione del ‘maggio francese’

 
e ancora, l’avvento di altre novità rivoluzionarie in Italia:

·        l’uso dell’amniocentesi come esame diagnostico prenatale
·        l’abolizione del rato di adulterio femminile
·        l’istituzione dei Centri di Igiene Mentale
 
e nell’universo della religione, della musica, dell’arte:

·        l’enciclica ‘Humanae vitae’ di papa Paolo VI
·        i ‘concept-disk’ dei cantautori
·        la body-art
·        il cinema-spettacolo

La fine degli anni Sessanta

Il ’69 vede uscire di scena un protagonista della storia del secolo: il generale Charles De Gaulle in Francia.  In Libia entra in scena il colonnello MuʿAmmar Gheddafi che rovescia la monarchia e instaura la dittatura militare.

A Praga, lo studente ventunenne ceco Jan Palach si suicida, dandosi fuoco in piazza san Venceslao a Praga, per protestare contro l'occupazione della Cecoslovacchia da parte delle forze armate sovietiche.

In Irlanda continua a imperversare il conflitto – in un inverno che appare senza fine - tra nazionalisti/repubblicani (cattolici) e lealisti/unionisti (protestanti), con la presenza dell'IRA e di forze britanniche.

Il 20 luglio del ’69 gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin, protagonisti della missione americana Apollo 11, approdano con il modulo Eagles sul suolo lunare e trascorrono circa due ore e un quarto a esplorare il sito chiamato Statio Tranquillitatis. La passeggiata lunare dei due astronauti fu trasmessa in diretta televisiva mondiale. Nel mettere il primo piede sulla superficie della Luna il comandante della missione Armstrong descrisse l'evento come "un piccolo passo per [un] uomo, un grande balzo per l'umanità". Dopo Armstrong e Aldrin, nessun uomo è più tornato sulla Luna.

Nei giorni della metà di agosto, a Woodstock, si raccoglie una folla di mezzo milione di giovani per partecipare a una ‘tre giorni’ musicale: un evento di portata epocale che ha segnato l'apice e l'inizio del declino del movimento hippie negli Stati Uniti. La nudità dei partecipanti e il grande consumo di cannabis e di LSD hanno fatto di Woodstock il più grande evento della storia del rock e del costume degli anni ’60.

 
 
  II 

 (20 ottobre 2025) 

 

1

I COLORI DELLA MADONNA

 Maria di Nazareth, una poesia enigmatica.

La rappresentazione della Madonna con un abito rosso e un mantello azzurro nella pittura e nell'iconografia medievale e fino al tardo Rinascimento ha diversi significati simbolici e culturali:

Il colore rosso è spesso associato alla maternità e alla passione. Indica anche il sacrificio, alludendo al futuro sacrificio di Cristo. Inoltre, il rosso è un colore che esprime dignità regale.

L'azzurro è tradizionalmente associato alla purezza e alla celestiale. Rappresenta il cielo e il divino, sottolineando il ruolo della Madonna come ponte tra gli uomini e Dio.

Questi colori sono diventati assai comuni nell'arte cristiana, influenzando gli artisti nel loro modo di rappresentare la figura della Madonna. L'azzurro, in particolare, è stato reso popolare grazie all'uso dell'azzurrite (carbonato basico di rame), un pigmento costoso che conferiva un aspetto prezioso alle opere.

La combinazione di rosso e azzurro non solo distingue la Madonna come figura sacra, ma la colloca anche in una posizione di onore e rispetto all'interno della narrazione biblica. Questi colori aiutano a intendere la singolare importanza di Maria di Nazareth, madre dell’uomo-Dio, nel contesto della Trinità suprema.

Durante il Rinascimento, in particolare, l'arte fortemente influenzata dalla cultura e dalla religione, obbediva a scelte cromatiche spesso guidate da convenzioni stabilite da secoli di tradizione, e gli artisti si sentivano in dovere di seguire questi modelli per mantenere la coerenza del messaggio iconografico e la forte carica espressiva della rappresentazione.

Anche se queste rappresentazioni sono rimaste costanti per secoli, nel tardo Rinascimento si iniziò a vedere una maggiore varietà nelle rappresentazioni della Madonna, con artisti che esploravano nuovi stili e colori, pur mantenendo alcuni dei simbolismi tradizionali.

Questi elementi combinati conferiscono alla rappresentazione della Madonna una profondità simbolica che va oltre il semplice aspetto visivo, rendendola una figura centrale nell'arte sacra dell'epoca.

L'iconografia della Madonna vestita di bianco, emersa tra l'Ottocento e il Novecento, è strettamente legata alle apparizioni mariane, come quelle di Lourdes, Fatima e Medjugorje.

Il bianco è tradizionalmente associato alla purezza, all'innocenza e alla santità. Rappresenta la vita senza peccato della Madonna e il suo ruolo di madre di Cristo e corredentrice materna dell’intera umanità. Il bianco è anche un colore che evoca la presenza divina. Viene spesso usato per rappresentare figure celestiali, sottolineando la natura soprannaturale delle apparizioni.

Nel contesto del XIX e XX secolo, le apparizioni mariane avvennero in un periodo di grande cambiamento e crisi sociale, politica e religiosa. Il vestire la Madonna di bianco può essere visto come un modo per comunicare un messaggio di speranza e ritorno alla fede, contrastando le incertezze di quel tempo.

Le apparizioni della Madonna a Lourdes, Fatima e Medjugorje spesso contenevano messaggi di pace, conversione e conforto. L'immagine della Madonna vestita di bianco riflette questi messaggi, suggerendo una nuova alba di serenità e di pace.

Gli artisti che si sono ispirati a queste apparizioni hanno contribuito a consolidare l'immagine della Madonna vestita di bianco. La diffusione dele loro opere ha aiutato a cementare questa iconografia nella coscienza collettiva dei fedeli. Queste rappresentazioni non solo riflettono le esperienze di fede dei credenti, ma offrono anche un linguaggio visivo inteso a comunicare la presenza salvifica della Madonna nel mondo contemporaneo. 

2

UN ENIGMA MATEMATICO

“Non tutto ciò che può essere contato conta, e non tutto ciò che conta può essere contato.”

(A. Einstein)

Numerazione Romana

L’antica numerazione romana era riferibile a quantità reali o conciderate reali. I numeri erano rappresentati simbolicamente con le lettere dell’alfabero latino:

    • I (1)
    • V (5)
    • X (10)
    • L (50)
    • C (100)
    • D (500)
    • M (1000)

Il sistema dell’ordine numerico seguiva il modello additivo/sottrattivo. Ad esempio, IX rappresenta 9 (10 - 1).

I numeri venivano utilizzati principalmente per indicare numeri ordinali, nei nomi di monarchi e nei titoli di opere.

Nella numerazione romana non è presente lo zero: non si presta quindi per calcoli complessi.

Numerazione Araba

La numerazione araba utilizza dieci cifre, da 0 a 9, che assumuno un preciso valore secondo la ‘posizione’ (ad esempio, in 205, il 2 rappresenta 200, il 0 è un segnaposto e il 5 rappresenta 5).

Oggi il sistema di numerazione arabo è ampliamente usato in tutto il mondo per calcoli, misurazioni e rappresentazioni numeriche generali. L’inclusione dello zero è fondamentale per facilitare l’esecuzione di tutte le operazioni matematiche.

Lo zero

Lo zero rappresenta un concetto fondamentale in matematica, essenziale per la struttura e le operazioni dei numeri

Alcune delle sue principali funzioni:

Addizione: Lo zero è l'elemento neutro per l'addizione. Questo significa che se sommi zero a un numero, il risultato è lo stesso numero (es. a+0=a).

Moltiplicazione: Lo zero è anche l'elemento assorbente per la moltiplicazione. Moltiplicato per qualsiasi numero, il risultato è zero (es. a×0=0).

Lo zero indica l'assenza di quantità (in contesti pratici, può indicare che non ci sono oggetti in una certa categoria.

Nelle coordinate cartesiane, lo zero rappresenta l'origine del sistema di riferimento. Questo è fondamentale in geometria e analisi.

La proprietà secondo cui un numero moltiplicato per zero dà zero può sembrare enigmatica, ma ci sono diverse teorie matematiche che provano a spiegarla. Ecco alcune delle più comuni:

  • La moltiplicazione può essere vista come un'operazione di somma ripetuta. Ad esempio, a×b significa "somma a, b volte".
  • Se b=0, stai dicendo di sommare a per zero volte, il che non porta a nessun valore, quindi il risultato è zero: a×0=0.
  • In matematica, abbiamo l'elemento neutro per la moltiplicazione, che è 1 (es. a×1=a). Se consideriamo il numero zero, possiamo dire che qualsiasi numero moltiplicato per zero deve portare a un risultato che non aggiunge nulla, quindi deve essere zero.
  • Possiamo utilizzare la proprietà distributiva per dimostrare che a×0=0. Considera a×(b−b), che è uguale a a×0. Poiché b−b=0, possiamo scrivere: a×0=a×b−a×b=0.
  • Moltiplicare un numero per zero può essere interpretato come "non avere affatto" quel numero. Ad esempio, se hai 5 mele e non ne vuoi nessuna (cioè zero volte), non avrai alcuna mela.

Quindi, la moltiplicazione per zero porta sempre a zero perché, non aggiungendo nulla al totale, l’operazione è nulla (come indica lo zero del risultato finale). 

  3

ATLANTIDE 

L'uomo che l'ha sognata, l'ha anche fatta scomparire
(Aristotele)




L'Atlantide è un enigma storico irrisolto.: una leggendaria civiltà su un'isola situata oltre le Colonne d'Ercole. Gli enigmi che la circondano includono la sua effettiva esistenza, la sua posizione e la sua scomparsa, poiché nessuna prova concreta ne ha mai confermato la realtà storica.

Scrivendo nel IV secolo a.C., il filosofo greco Platone raccontò la storia di una terra chiamata Atlantide che esisteva nell’Oceano Atlantico. Secondo il racconto di Platone, Atlantide sarebbe stata una potenza navale che avrebbe conquistato molte parti dell’Europa occidentale e dell’Africa novemila anni prima del tempo di Solone (cioè intorno al 9600 a.C.). Dopo avere fallito l’invasione di Atene, Atlantide sarebbe sprofondata “in un singolo giorno e notte di disgrazia” per opera di Poseidone.

Sebbene nessuno studioso creda verosimile questa storia, alcuni hanno ipotizzato che la leggenda possa essere stata ispirata, in parte, da eventi reali accaduti nella storia greca. Una possibilità è che la civiltà minoica che fiorì sull’isola di Creta fino al 1400 a.C circa, abbia ispirato la storia di Atlantide.

L’Atlantide è la ‘grande isola’ oltre le Colonne d’Ercole descritta da Platone nei suoi dialoghi Critia Timeo. Ma prima, contemporaneamente e dopo Platone, parecchi autori antichi hanno parlato dell’Atlantide, in termini analoghi a quelli platonici, come  Esiodo, Omero (nella sua Odissea), Solone, Euripide, Diodoro Siculo, Plinio, Teopompo, Marcello.  Non si può quindi del tutto escludere che Platone, a conoscenza di un qualche cataclisma geologico o meteorologico di grandi dimensioni, lo avrebbe utilizzato come spunto per imbastire la sua storia. 

Aristotele, discepolo di Platone, non diede molta importanza alla narrazione del suo Maestro, e questa sua opinione ebbe un peso determinante nel Medio Evo cristiano. Aristotele, infatti, era considerato un'autorità indiscussa, e ciò che lui aveva detto ("Ipse dixit"!), concordava con la visione geocentrica dell'universo sostenuta dalla Chiesa. Tanto più che l'esistenza di un continente distrutto novemila anni prima non coincideva con la data della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata nel 3760 a.C.

Quasi ignorata nel Medioevo, la storia di Atlantide fu riscoperta dagli umanisti nell’era moderna. La descrizione di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori rinascimentali, come La nuova Atlantide di Bacone. Al tema sono state dedicate alcune migliaia di libri e saggi. Atlantide ispira la letteratura contemporanea, soprattutto quella fantasy, ma anche la fantascienza, i fumetti, i film, i videogiochi, essendo divenuta sinonimo di ogni e qualsiasi ipotetica civiltà perduta nel remoto passato.

 

Il mito di Atlantide

Le antiche leggende raccontano che  Atlantide era un gran bel paese. I suoi abitanti erano miti e gentili, creativi e intelligenti, e avevano realizzato la più bella società che il mondo avesse mai conosciuto. Le città erano luoghi splendidi, dove si intrecciavano canali dalle acque chiare e torri di cristallo si ergevano verso il cielo. Dai suoi porti, le imbarcazioni veleggiavano verso tutti gli angoli del globo, raccogliendo una gran quantità di materiali necessari agli artigiani e donando in cambio qualcosa di ancora più prezioso: la civiltà. Tutte le meravigliose conquiste del mondo antico possono essere fatte risalire al genio di questa terra davvero unica.

Le culture dell’antico Egitto e dei Maya, quelle della Cina e dell’India, degli Incas, dei Costruttori di tumuli e dei Sumeri: tutte avevano tratto origine da questa fonte di civiltà. Ma la tragedia stava per colpire questa grande nazione ed isola. In un cataclisma di proporzioni incomprensibili e mai raggiunte, questo luogo stupendo fu spazzato via nel giro di un giorno e una notte. Terremoti, eruzioni vulcaniche e maremoti di forza mai conosciuta fino ad allora in natura, fecero crollare le torri di cristallo, affondarono le imbarcazioni e provocarono un olocausto di incalcolabili dimensioni.

Ma le culture degli Egizi, degli Aztechi, dei Maya, dei Cinesi Shang, dei Costruttori di tumuli e tutte le altre, quantunque impressionanti, non erano che pallide ombre al suo confronto: solo delle tiepide imitazioni della luminosa cultura che era stata fonte di luce per tutta l’umana civiltà.

Questa è la grande ironia dell’archeologia preistorica; la più importante delle antiche culture è al di là della conoscenza perfino per quegli archeologi che hanno indagato a fondo sui documenti sopravvissuti alle grandi civiltà. Perché la fonte di tutte le civiltà umane, è Atlantide: il continente-isola che fu sommerso sotto le acque agitate dell’Atlantico più di undicimila anni fa. Atlantide la temuta, Atlantide la bella, Atlantide la fonte. E Atlantide il mito. Sì, perché Atlantide - forse -non è mai esistita.

“È bene che Atlantide resti un mistero. È giusto che l’uomo, guardando l’oceano, si inquieti pensando ad un lontano e imperscrutabile regno inghiottito in un giorno e in una notte dalle acque e dal fuoco; all’orgoglioso sogno di un’eternità infranta dal risveglio della Natura. Le civiltà nascono, crescono ed, infine, muoiono. Prepariamoci a questo. Atlantide non è mai esistita! È in ogni luogo“. (Pierrè Benoit)


  III

 (27 ottobre 2025) 

 

 

Il film La Ricotta di Pier Paolo Pasolini, girato nel pieno della sua maturità artistica, sviluppa e sintetizza i temi centrali del suo pensiero: il difficile e contraddittorio rapporto con il cattolicesimo, il fascino per la vivacità della vita di borgata, la capacità di rileggere il passato in chiave moderna e analizzare criticamente i cambiamenti socio-culturali della sua epoca.

La trama

Il film è incentrato sulle vicende di una troupe alle prese con un kolossal su Cristo, una riflessione metacinematografica sul compito del regista e quindi la maniera migliore di parlare della Passione.

Mentre il regista, interpretato da Orson Welles, è assorto nel rappresentare complicati tableaux vivans manieristi, Stracci (Mario Cipriani), una comparsa pescata tra sottoproletari di Roma dalla fame atavica, vive una serie di sfortunate vicissitudini che porta il pubblico a identificare in lui il vero Cristo, della Passione e Crocefissione, il Cristo deriso e flagellato.

Un morto di fame che dona tutto il suo pranzo alla numerosa famiglia, consumato in un prato che assume il valore di una vera e propria eucaristia. Dopo aver nascosto il pane sotto un sasso, non se la sente di punire seppur giustamente “il cane de 'na miliardara” che gli sta mangiando il cibo. Infine dopo essere stato deriso da tutta la troupe per la propria fame che lo spinge a trangugiare ogni cosa del banchetto dell’ultima cena che gli è lanciata, morirà davvero sulla croce durante la scena della crocefissione, come ladrone buono, per indigestione, nella generale indifferenza. 

Orson Welles, Stracci e Pasolini

Orson Welles, il regista, è contrapposto alla figura di Stracci: il primo rappresenta il mondo delle classi dominanti, è un uomo colto, estetizzante, cinico, divorato da una fame estetica, alla ricerca di un’arcaica spiritualità che lo spinge a riprodurre opere lontane, irreali nei colori e alienate dal mondo e dalle esigenze concrete delle borgate romane con cui il regista entra contatto, ma con le quali non sa dialogare. Anzi tale ambiente gli rimane estraneo e viene da lui criticato nel momento in cui interrompono brutalmente le riprese più sacre.

Certamente negli anni ’60 Welles, già da tutti conosciuto, evocava l’immagine di un intellettuale di successo, autore di grandi capolavori del cinema, un regista per eccellenza. Pasolini, introducendo Welles nel cast, intendeva osservare attentamente i rischi dell’intellettuale che non riesce a esprimere quella che è la vera essenza del Vangelo che vuole rappresentare. La semplice e triste vita di Stracci rispecchia in maniera più naturale e spontanea la passione di Cristo, rispetto a quella nobilitata da riferimenti a Jacopone da Todi, a Scarlatti e ai Manieristi.

L’artificiosa sacralità della crocefissione del kolossal è contrapposta alla smania di Stracci di fronte al cibo (resa con la tecnica dell’accelerazione, riprendendo Ridolini e Charlot) data da una fame che non è più quella estetica del regista, ma quella irrequieta e assolutamente biologica del sottoproletario.

Tuttavia La ricotta non si limita a questo primo piano di lettura, ma riesce a riflettere con attenzione sulla questione stessa del manierismo e pure a inserire le riflessioni che caratterizzano il pensiero antropologico di Pasolini.

Orson Welles, influenzato dal teatro, ricerca nei suoi attori un tipo di recitazione shakespeariana, d’intensa espressione facciale e mimica. Pasolini invece raccoglie uomini dalle borgate romane come attori. Alla ricerca tecnica esasperata di Orson Welles, il virtuosismo dell’uso della macchina da presa e alle sue doti di raffinato sperimentatore, si contrappone la rozzezza della maniera pasoliniana, volutamente arcaica e ingenua.

Se da un lato i due registi presentano caratteristiche del tutto distanti, Pasolini stesso spiega: “... il regista Orson Welles, ne La Ricotta, non rappresenta me stesso, e quindi le cose che lui dice le dice in proprio: probabilmente in regista è una specie di caricatura di me stesso, un me stesso andato al di là di certi limiti e caricaturizzato e visto come se io fossi diventato, per un certo processo di inaridimento interiore e di conseguente cinismo, un ex-comunista” (Pasolini, Una discussione del ’64,  in “Pasolini nel dibattito culturale contemporaneo”).

Pasolini si identifica dunque ambiguamente nel personaggio che rappresenta, deforma ed esorcizza il suo snobismo intellettuale che rischia di condurlo a imporre uno squisito ma corrotto gusto manierista a una troupe di rozzi proletari.

 

La critica sociale e la poetica dialettale

Attraverso Orson Welles, Pasolini non riesce a trattenersi dallo scagliarsi contro il consumismo e il conformismo della società capitalistico-borghese.

Durante le riprese del film sul set giunge un giornalista di Teglie sera, e con fare deferente e complimentoso e con una faccia da pane inzuppato scatena con alcune domande una durissima critica all’uomo medio, uomo della cultura di massa.

Pasolini è profondamente affascinato dal mondo contadino, che continua a sopravvivere al capitalismo in un lento ripetersi delle tradizioni; è il mondo arcaico delle campagne friulane, che, immutabile, viene escluso dalla storia. Trasferitosi a Roma, egli entra in contatto con il proletariato di Pietralata, Tiburtino e Quarticciolo, una massa di indesiderabili che vive ai margini della capitale, soffocato dalla povertà, ma che pure ammalia per l’arrogante oziosità. È proprio questa Roma ostile e disperata, decadente ma ancora dotata di una primitiva bellezza, che diviene oggetto dei romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta.

L’inventiva e il dinamismo linguistico dei dialetti locali dei suoi romanzi e delle poesie sono le sole possibilità, attraverso il linguaggio del corpo e le espressioni popolari, di riuscire a esprimere “certi sentimenti al limite dell’esprimibile”. Tuttavia Pasolini prevede già la scomparsa dei dialetti, della cultura popolare e “umanistica”, e si pone come voce critica dell’Italia borghese nel dopoguerra, inebriata dal boom economico, che porta con sé un edonismo sfrenato e incontrollabile. Oggetti di critica sono dunque il benessere, il potere corruttore della televisione che egli chiamerà “spaventosamente antidemocratica” e il profondo conformismo che tende ad annullare le sfumature linguistiche, culturali e ideologiche italiane.

Citazioni pittoriche

Nel film La ricotta Pasolini inserisce due citazioni pittoriche:

-         la Deposizione di Rosso Fiorentino;

-         il Trasporto di Cristo al sepolcro del Pontormo. 

Il film La Ricotta di Pier Paolo Pasolini, girato nel pieno della sua maturità artistica, sviluppa e sintetizza i temi centrali del suo pensiero: il difficile e contraddittorio rapporto con il cattolicesimo, il fascino per la vivacità della vita di borgata, la capacità di rileggere il passato in chiave moderna e analizzare criticamente i cambiamenti socio-culturali della sua epoca.

Per Pasolini il manierismo rappresenta una consapevole corruzione del classicismo, in un clima di miscredenza e demonismo, quasi si trattasse principalmente di una diserzione a livello religioso dal mondo “integro, totale, armonioso” del primo Cinquecento. Il Pontormo e il Rosso Fiorentino dipingevano la crocefissione, però erano intimamente miscredenti.
 
Già Vasari aveva parlato del diabolismo del Rosso dal temperamento violento e bizzarro, e della vena eretica, malinconica e introversa del Pontormo. 

La Deposizione del Pontormo a colori, in particolare, coi colori che sfolgorano e i papaveri, lasciati alla luce del sole d’un pomeriggio melanconico, quando tutto tace, in un ardore di cimitero. Pasolini è consapevole della profanazione degli elementi religiosi tradizionali sui modelli di due pittori eccentrici, scandalosi e volutamente trasgressivi, raffinati sperimentatori di maniere diverse.

Il regista Orson Welles tenta pateticamente di elevare spiritualmente il proprio film, impreziosendo i tableaux vivants con la Lauda di Jacopone da Todi e un brano di Scarlatti, che Pasolini fa interrompere bruscamente da un chiassoso twist e dalle risate delle comparse, quasi a ricordare la concretezza del proletariato sulle speculazioni intellettuali.

Il distacco tra il mondo reale e la finzione è accentuato dall’alternanza della monocromia e policromia che provocano un’inversione paradossale dei rapporti tra realtà e finzione: le scene della passione di Stracci sono nel bianco-nero che si riallaccia al neorealismo italiano di De Sica e Rossellini, particolarmente attento ai problemi delle classi disagiate e lavoratrici; invece, i tableaux vivans sono a colori (apparentemente vicini alla realtà), ma di una tonalità pastello innaturale e piena d’inquietudine. L’ambiguità, perciò, non è tanto nella contrapposizione tra la passione di Stracci e quella di Welles e i manieristi, ma nella ricchezza di sfumature della seconda.

Il Pontormo partecipa profondamente al dolore della propria opera, raffigurando se stesso a lato del dipinto, i cui colori paiono deformati dal disagio psichico che l’autore viveva, come anche nella Deposizione, l’uomo che per la disperazione nasconde il viso tra le mani è come un autoritratto negato. Così Pasolini presenta nel suo mediometraggio un’immagine di sé in Orson Welles deformata ed esorcizzata, ma con un forte coinvolgimento della sua stessa persona. Dietro un Pasolini che aggredisce il passato letterario con l’introduzione di testi e linguaggi moderni, in realtà c’è, paradossalmente, la riproposta dei valori etici dell’antica civiltà dell’umanesimo.

Il film e la censura

Il film nel 1963 venne sequestrato e Pasolini condannato a quattro mesi di reclusione per vilipendio alla religione. “L’atmosfera religiosa creata viene distrutta con una irrisione tanto grave quanto immotivata. Al quadro vivente della deposizione del Rosso Fiorentino viene accoppiato come commento musicale un “twist” e poi un “cha-cha-cha” e il serafico volto del Cristo, serenamente composto nell’immagine della morte, proprio nel momento di più profonda e mesta religiosità della scena, si contrae in un riso sguaiato” (Atti del processo a “La Ricotta”)

Il pubblico ministero non solo non riconobbe nelle scene del pranzo della famiglia di Stracci e della sua derisione il vero senso del Vangelo, ma ritenne motivo di scandalo la rottura di questo presunto clima religioso. L’uso ambiguo della ricostruzione dei dipinti, come la volontà di creare una scena “santa per poi denunciarne l’artificiosità”, infastidì l’accusa, da portarla a interpretare erroneamente il significato del film.

Pasolini riesce a proporre delle riflessioni assolutamente attuali sul cristianesimo e quella spiritualità religiosa popolare che tanto lo affascina. Si rifà alla pittura manierista cogliendone tutte le sfumature e contraddizioni che consapevolmente fa proprie. Il mondo classico e le suggestioni novecentesche si intrecciano continuamente nella produzione del poeta, influenzandosi e risignificandosi a vicenda, in una lettura assolutamente attuale ed eterna del mito e dell’arte.

"Nulla muore mai in una vita. Tutto sopravvive. Noi, insieme, viviamo e sopravviviamo. Così anche ogni cultura è sempre intessuta di sopravvivenze. Nel caso che stiamo ora esaminando [La ricotta] ciò che sopravvive sono quei famosi duemila anni di ‘imitatio Christi’, quell'irrazionalismo religioso. Non hanno più senso, appartengono a un altro mondo, negato, rifiutato, superato: eppure sopravvivono. Sono elementi storicamente morti ma umanamente vivi che ci compongono. Mi sembra che sia ingenuo, superficiale, fazioso negarne o ignorarne l'esistenza. Io, per me, sono anticlericale (non ho mica paura a dirlo!), ma so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo: io coi miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono il mio patrimonio, nel contenuto e nello stile. Sarei folle se negassi tale forza potente che è in me: se lasciassi ai preti il monopolio del Bene". (Pier Paolo Pasolini 1961)

IV

 (3 - 10 novembre 2025) 

2 incontri con Massimo Migliorini

La longevità è un argomento di grande interesse e ricerca negli ultimi anni. Vivere a lungo è il desiderio di molti, ma la vera chiave non è solo la durata della vita, bensì la qualità di essa. Nei recenti studi demografici, si è passati a una nuova definizione che non considera solo gli anni vissuti, ma anche il benessere fisico, mentale e sociale durante il corso della vita.

Una conoscenza approfondita del nostro organismo è necessaria e fondamentale per conservarci sani nel corpo e nella mente. Dobbiamo capire innanzitutto quali sono i nutrienti essenziali di cui abbiamo bisogno e come il nostro corpo elabora il cibo. Saper scegliere gli alimenti giusti non è solo una questione di gusto, ma una necessità per il benessere. L'alimentazione equilibrata e varia è la base per fornire al corpo tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno per funzionare al meglio e per prevenire malattie.

Per seguire una sana alimentazione occorre probabilmente modificare alcune delle nostre abitudini. Questo implica riscoprire il valore del buon cibo, quello genuino e nutriente, e allontanarsi da quello processato e ricco di zuccheri. La qualità del cibo che consumiamo può influenzare notevolmente il nostro stato di salute. Parallelamente, è cruciale integrare l’attività fisica nella nostra vita quotidiana. L'esercizio regolare non solo aiuta a mantenere un peso sano, ma promuove anche la salute cardiovascolare, migliora la forza muscolare e aumenta la mobilità.

Il nostro benessere non deriva comunque solo da ciò che mangiamo o da quanto ci muoviamo, ma anche dalle relazioni che costellano la nostra vita. Il supporto sociale, la socializzazione e il semplice fatto di entrare in contatto con gli altri possono avere effetti straordinari sulla nostra salute mentale e fisica. Riscoprire il valore delle interazioni umane, dedicare tempo alle amicizie e alla famiglia, e partecipare a comunità o attività sociali sono elementi chiave per una vita lunga e soddisfacente.

Non possiamo trascurare inoltre l'importanza del riposo e del recupero. In una società sempre più frenetica, dedicare spazio al relax e al recupero è fondamentale. Tecniche di rilassamento, come meditazione, yoga o semplicemente momenti di tranquillità, possono contribuire a ridurre lo stress e a migliorare la qualità del sonno, entrambi essenziali per una salute duratura.

Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è la necessità di effettuare controlli periodici, i “tagliandi” della nostra salute. Questi comprendono analisi del sangue, esami strumentali e visite mediche regolari. È fondamentale stabilire un dialogo aperto e continuo con il nostro medico, per valutare se ci siano carenze nutrizionali o necessità di integrazioni vitaminiche e minerali. La prevenzione è sempre la miglior strategia per affrontare le problematiche legate alla salute.

Nei nostri incontri all’OASI, sono stati approfonditi vari aspetti cruciali per una vita sana. Si è parlato di macro e micronutrienti, e si è evidenziato come il metabolismo influisce sulla nostra energia e sul nostro peso, e come l'esercizio fisico aerobico e anaerobico ci aiuta a rimanere attivi e in forma. Invecchiamento e Strategie di Rallentamento Inoltre, esploreremo alcune delle ipotesi riguardanti il processo di invecchiamento. Comprendere infine come e perché il nostro organismo invecchia è essenziale per formulare strategie che possano effettivamente rallentare questo inesorabile processo. Ci sono approcci nutrizionali, stili di vita e pratiche che possono contribuire a un invecchiamento sano e attivo.

Dunque l'obiettivo, per ciascuno di noi, dev’essere quello di avere idee chiare su quale sia la strada migliore da intraprendere per una longevità in salute. Conoscere noi stessi, adottare abitudini sane e mantenere relazioni significative sono ingredienti fondamentali per costruire una vita non solo lunga, ma soprattutto piena di salute, serenità e soddisfazione. Dobbiamo essere noi i veri protagonisti della nostra vita, capaci di prendere consapevolmente le decisioni migliori che favoriscano il nostro benessere e ci accompagnino verso un futuro migliore. 
 
 V

 (17 novembre 2025) 

 
 QUANDO LA LINGUA ITALIANA DECIDE DI DIVERTIRSI

Amiche e amici, preparatevi: questo è un viaggio nella terra magica dei modi di dire italiani, quel posto dove Achille convive con i polli, i lupi parlano, gli struzzi mettono la testa sotto terra e… piove sul bagnato. Sempre.

La scienza che studia tutto questo? L’etimologia.

La scienza che capisce davvero da dove vengono certe frasi?  Nessuna.

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Il tallone di Achille: molto più di un vezzo mitologico

Tutti abbiamo un punto debole… e Achille ci ha lasciato in eredità il suo.

Non contento, ci ha lasciato anche il tendine.

Altro che influencer: questo compare nell’Iliade, nell’Achilleide e pure nei manuali di anatomia.

Uno che ha veramente fatto strada.

Tutte, ovviamente, portavano a Roma.

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Tutte le strade portano a Roma: pure quelle che non dovrebbero

I Romani costruivano strade come noi costruiamo rotatorie: ovunque.

E così è nato il motto che tutti conosciamo.

Peccato che, oggi, le uniche strade certe per Roma siano quelle… in coda.

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Restar di sale: per chi rimane di sasso ma più… saporito

È quando rimani pietrificato dallo stupore.

Gli antichi avevano la versione deluxe: la moglie di Lot.

Noi la versione moderna: il conto della luce.

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Lo scherzo da prete e il boccone del prete

Il boccone del prete è la parte più buona del pollo.

Lo scherzo da prete… la parte meno buona della vita.

E ricordate: l’abito non fa il monaco, ma aiuta a non prendere freddo.

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Fatto 30, facciamo 31 - Il Papa lo diceva nel 1517.

Oggi lo diciamo noi davanti al buffet: “Ho già mangiato tanto… vabbé, facciamo 31”.

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Parigi val bene una messa

Eh sì, a volte bisogna fare piccoli compromessi.

Enrico di Navarra lo fece per diventare re di Francia.

Noi lo facciamo per ottenere il Wi-Fi gratis.

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Cattedrale nel deserto

Opera grandiosa, costosissima… e completamente inutile.

Quasi come il ponte sullo stretto.

Tipo comprare il tapis roulant e usarlo per stendere i panni.

Un classico.

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Prendere il toro per le corna

Significa affrontare i problemi.

A Venezia erano più drastici: al toro gli tagliavano direttamente la testa.

Per fortuna oggi ci limitiamo alle metafore.

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Andare in vacca

Quando le cose finiscono male.

E spesso succede subito dopo aver detto con ottimismo:

“Che mai potrà andare storto?...   Io posso!”

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Latte di gallina, stomaci da struzzo e altre follie zoologiche

Il latte di gallina non esiste, ma noi lo cerchiamo comunque.

Lo stomaco da struzzo? Lo hanno quelli che digeriscono tutto.

E lo struzzo, quando ha paura, nasconde la testa e pensa di essere invisibile.

Come certi studenti quando chiedi: “Chi vuole venire alla lavagna?”

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Lacrime di coccodrillo

È il pianto finto.

Di solito appare dopo:  “Non mangio più dolci da lunedì”.

Segue pianto e… una fetta di torta.

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Il lupo: il protagonista del nostro dizionario

Tempo da lupi, fame da lupo, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

E poi il più importante di tutti: In bocca al lupo!

Risposta corretta? “Crepi!”

Risposta alternativa? “Grazie, ma preferirei un caffè”.

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Piangere come un coccodrillo… sotto la pioggia

Perché, ricordiamolo, piove sul bagnato.

E quando piove sul bagnato, non solo ti capita una sfortuna… 

... ma viene giù proprio a secchiate.

Pascoli lo sapeva benissimo.

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Parlare a vanvera

Letteralmente: parlare senza senso.

Origine? Probabilmente il suono “fanf-fanf”, usato anche per le fanfare.

Quindi sì, quando uno parla a vanvera… sta praticamente suonando la tromba.

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Conclusione

I modi di dire italiani sono un mix esplosivo di storia, animali, santi, re, navigatori, artisti, politici, disgrazie, prese in giro … e una buona dose di fantasia.

Sono la prova che, a volte, la lingua parla più di noi.

(Marina) 


 VI

 (24 novembre 2025) 

 

‘CORPS BRIDE’
di Tim Burton (2005)


Tim Burton, regista americano dallo stile inconfondibile e maestro di una poetica che esalta l'alterità e l'irregolarità, firma con La Sposa Cadavere (2005) un film d'animazione che non è solo una fiaba gotica, ma anche un raffinato racconto sull’amore, il destino e la morte. Ispirato a un'antica leggenda folkloristica ebraica, Burton ambienta la sua storia nel XIX secolo, ricreando una realtà vittoriana che si intreccia con elementi di magia e inquietudine. Il risultato è un'opera che riesce a mescolare malinconia, humor nero e drammaticità in un affresco profondo, ricco di significati e capace di suscitare emozioni contrastanti.

La trama, tra amore, morte e promessa

La vicenda ruota attorno al giovane Victor Van Dort, un ragazzo insicuro e maldestro, destinato a sposare la ricca e timida Victoria Everglot in un matrimonio combinato dai rispettivi genitori. Nonostante l'apparente freddezza della situazione, tra i due scatta una scintilla di vero amore, ma Victor è talmente nervoso che, durante le prove della cerimonia, commette un errore che ritarda l'unione. Alla ricerca di conforto e per esercitarsi a recitare il giuramento nuziale, si rifugia in una foresta, dove, in un'improvvisa e incredibile circostanza, finisce per "sposare" involontariamente Emily, una donna morta da secoli che risorge dal suolo come un cadavere vestito da sposa. Emily, infatti, intende far rispettare la promessa di matrimonio che Victor ha inconsapevolmente fatto, portandolo nel mondo dei morti.

Nel frattempo, nel mondo dei vivi, Victoria si ritrova costretta a sposare il misterioso Lord Barkis, mentre Victor si trova intrappolato in un mondo parallelo e minacciato da un destino che non riesce a comprendere. Questo è solo l'inizio di un viaggio che porterà Victor a confrontarsi con due mondi completamente opposti ma incredibilmente intrecciati: quello dei vivi, caratterizzato dalla convenzione e dalla mediocrità, e quello dei morti, dove la vita è permeata di libertà e creatività.

L'amore, la morte e l'alterità

Una delle chiavi di lettura più interessanti di La Sposa Cadavere è la sua riflessione sull'alterità e sull'identità, che diventa un tema ricorrente nel cinema di Tim Burton. Il film esprime una visione profondamente dualistica: il mondo dei vivi e quello dei morti sono opposti, ma inestricabilmente legati. La Sposa Cadavere si basa su un concetto fondamentale della poetica burtoniana, come l’identità sia inestricabilmente legata all’alterità. I vivi sono quelli che rifiutano l’alterità, ignorando o temendo ciò che non si conforma ai loro schemi, mentre i morti, lungi dall’essere semplicemente "spaventosi", vivono in una dimensione di libertà, espressività e felicità.

Burton esplora questo contrasto con una forza visiva straordinaria. Il mondo dei vivi è cupo, grigio e rigido, tanto nei tratti fisici dei personaggi quanto nella loro psiche. I vivi sono intrappolati in un sistema di convenzioni e ripetizioni. In contrapposizione, il regno dei morti è vivo di colori vibranti, di corpi che si scompongono e ricompongono come pezzi di un giocattolo, e di un tempo che scorre liberamente, senza limiti.

Questa opposizione, tuttavia, non è totale, ma piuttosto complementare. Emily, la protagonista indiscussa del film, è la figura che più di ogni altro riesce a superare i confini tra questi due mondi. Emily è una vera "diva dark", il personaggio che più di tutti evolve nel corso della narrazione. La sua storia è quella di una donna vittima di femminicidio che non si rassegna alla morte, ma la usa come strumento per rivendicare la propria felicità, cercando nella morte la libertà che le è stata negata in vita.

La sua lotta contro la morte e la sua ricerca di giustizia non si limitano alla sua condizione personale, ma si intrecciano specularmente con quella di Victoria, che, pur essendo in vita, diventa a sua volta vittima delle manipolazioni di Lord Barkis, un uomo che incarna l’avidità e il tradimento. È qui che Burton suggerisce un'altra riflessione profonda: il confine tra vita e morte non è mai così netto come potrebbe sembrare. Le storie dei vivi e dei morti sono interconnesse, e l’amore – nella sua forma più pura – può trascendere le barriere che separano i due mondi.

L'umorismo dark e la malinconia

Una delle caratteristiche più distintive del film è il suo umorismo nero, che, pur trattando temi profondi e talvolta dolorosi, riesce a mantenere un tono giocoso e paradossale. L'ironia sottile e le canzoni divertenti diventano strumenti perfetti per raccontare una storia che, pur trattando di morte e tragedia, riesce a coinvolgere lo spettatore con una leggerezza apparente. Questo umorismo, che mescola macabro e comico, diventa il veicolo attraverso cui il film affronta tematiche delicate come l'amore, il sacrificio e la libertà, senza mai rinunciare alla sua profondità emotiva.

Burton prova ad esplorare la relazione tra vita e morte, dando vita a un mondo in cui "la vita non può esistere senza la morte". Emily, come personaggio, non è solo una figura tragica, ma anche una metafora della liberazione attraverso la morte. Il suo corpo, che si trasforma in una miriade di farfalle nel finale, è l’emblema della sua emancipazione: un passaggio da una vita “normale” e rigida a un’esistenza di pura libertà, oltre i confini della morte stessa.

La Sposa Cadavere è una delle opere più riuscite di Burton, in cui l'inquietudine tipica del suo cinema si sposa con un’intensa riflessione sull’amore, sull’identità a confronto con l’alterità. Attraverso il contrasto tra il mondo dei vivi e quello dei morti, Burton ci invita a riflettere sul significato dell’esistenza e sulla nostra relazione con la morte, suggerendo che l’amore, nella sua forma più pura e incondizionata, è capace di trascendere ogni barriera. Emily, la sposa cadavere, diventa così non solo una figura triste assetata di riscatto, ma un simbolo di liberazione e di speranza in una realtà dove la vita e la morte non sono più due dimensioni separate, ma facce della stessa medaglia.

Con la sua estetica gotica, la sua storia di amore tragico e il suo umorismo spiazzante, La Sposa Cadavere rimane uno dei film più interessanti di Burton, capace di unire il funereo e il poetico nel gioco di una riflessione universale che ancora seduce e incanta.
 

 VII

 (1 dicembre 2025) 

 
 L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE OGGI
Opportunità e Sfide Etiche, Sociali ed Economiche


L'Intelligenza Artificiale (IA) ha raggiunto un punto di svolta, passando da nicchia tecnologica a forza trasformativa che modella il nostro presente e futuro. Gli sviluppi recenti, in particolare nell'IA generativa, aprono nuove frontiere, ma sollevano anche questioni profonde sulle implicazioni etiche, sociali ed economiche che richiedono un'analisi approfondita e una governance oculata.

Oggi, l'IA è integrata in innumerevoli aspetti della nostra vita quotidiana, dai motori di ricerca e assistenti vocali ai sistemi di diagnosi medica e veicoli a guida autonoma. Il mercato italiano dell'IA ha registrato una crescita significativa, trainata dall'adozione della Generative AI nelle imprese. Questa rapida evoluzione porta con sé la necessità di comprendere e gestire le sue conseguenze.

Implicazioni Etiche

L'uso diffuso dell'IA solleva complesse questioni di carattere etico:

· Gli algoritmi di IA apprendono dai dati, che possono riflettere e persino amplificare i pregiudizi esistenti nella società, portando a discriminazioni sistemiche in ambiti come l'assunzione o l'accesso al credito.

· Determinare chi è responsabile in caso di errori commessi da un sistema autonomo è una sfida legale e morale. È fondamentale promuovere la trasparenza e la spiegabilità dei processi decisionali dell'IA.

· L'IA richiede l'elaborazione di enormi quantità di dati, sollevando preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza delle informazioni personali.

Implicazioni Sociali

A livello sociale, l'IA ha il potenziale per migliorare la qualità della vita, ma presenta anche rischi significativi:

· L'IA impatterà quasi il 40% dei posti di lavoro a livello globale, sostituendo alcune mansioni e creandone di nuove. Saranno necessarie politiche di formazione e riqualificazione per gestire la transizione e prevenire un impoverimento della popolazione.

· L'IA generativa può essere utilizzata per creare contenuti falsi in modo rapido e convincente, esacerbando la disinformazione e la polarizzazione sociale, considerate tra le principali minacce globali a breve termine.

· È necessaria una governance inclusiva che coinvolga le parti sociali per garantire che lo sviluppo dell'IA sia allineato ai valori umani e non aumenti le disuguaglianze.

Implicazioni Economiche

Dal punto di vista economico, l'IA è un motore di crescita, ma solleva interrogativi sulla distribuzione della ricchezza:

· L'adozione dell'IA potrebbe generare una crescita significativa del PIL globale nei prossimi 10 anni.

· C'è il rischio che i benefici economici dell'automazione e dell'IA si concentrino nelle mani di pochi, aumentando le disuguaglianze economiche se non accompagnati da adeguate misure redistributive.

L'intelligenza artificiale oggi rappresenta una rivoluzione con immense potenzialità. Affrontare proattivamente le sue implicazioni etiche, sociali ed economiche, attraverso un dialogo aperto e una regolamentazione ponderata (come l'AI Act dell'UE), è cruciale per garantire un futuro in cui l'IA sia al servizio dell'umanità.